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Piccini 1882

Chianti Geografico: un’avventura lunga 60 anni nel cuore del Chianti Classico

Maurizio, uno degli storici conferitori del Geografico, racconta con emozione la lunga avventura della Cooperativa, nata per rilanciare l’economia contadina del Chianti. Dai tempi della mezzadria alla modernizzazione del vino, il Geografico ha conquistato i mercati internazionali, mantenendo un legame profondo con le colline toscane. L’acquisizione di Piccini ha dato nuova vita alla cantina, un simbolo della passione e della storia del Chianti Classico.

Tra le colline che cingono Gaiole in Chianti, in un incantevole angolo di verde, svetta la storica cantina del Geografico. I suoi lucenti tini d’acciaio e le ampie botti custodiscono, tra le pieghe del tempo, la lunga avventura della Cooperativa. Anche il vento, che placidamente sibila tra le vigne circostanti, sembra voler raccontare la sua storia. D’un tratto, nell’aria risuona il rombo cigolante di un motore. Dal ciglio dello stradone sbuca un trattore con un rimorchio gonfio di grappoli d’uva. Lemme lemme si avvicina, quindi, con un ultimo sbuffo, si arresta davanti alla vasca di raccolta. Ne esce un allegro ometto sulla settantina, col volto sorridente incorniciato da due folti baffoni. È Maurizio, uno degli storici conferitori del Geografico, che da tutta una vita porta l’uva delle sue vigne alla cantina di Gaiole.

“Ho sempre creduto nel Geografico – ci rivela con la voce rotta dall’emozione – Sono molto orgoglioso di aver fatto parte di questo progetto sin dai suoi albori”. I suoi occhi brillano nel ricordare quei tempi eroici di terra e sudore. “Ho vissuto sulla mia pelle il consistente impulso che la Cooperativa ha determinato nel mondo contadino che popolava queste colline. A quei tempi, questo spicchio di Toscana stava vivendo l’ultima stagione della mezzadria, ancora impantanata in una cultura produttiva arretrata e anacronistica. Stanchi di questo sistema, diciassette coltivatori si riunirono per dare voce alla campagna toscana e per rilanciare l’economia locale. Era nata la Cooperativa degli Agricoltori del Chianti Geografico. Dopo i primi anni di rodaggio, il Geografico iniziò a macinare i primi successi, attirando l’attenzione di altri agricoltori che si unirono alla causa”.

È un piacere ascoltare Maurizio. Le sue mani, temprate dal duro lavoro, si agitano nel vento, ricalcando la commozione delle sue parole. La sua voce si esalta nel raccontare l’epoca d’oro della Cooperativa, che tra gli anni ’70 e ’80 portò l’astro del Chianti Classico nell’olimpo del vino, valicando le Alpi e imponendosi anche nei più importanti mercati internazionali. In questa affasciante cavalcata attraverso la storia, Maurizio non tralascia le ultime tappe, ricordando con affetto la recente acquisizione di Piccini, capace di donare una seconda vita al Geografico.

“Questo sessantesimo compleanno – aggiunge, con tono deciso – può e deve essere un’occasione per guardarci indietro e apprezzare i passi da gigante che abbiamo fatto. In tutti questi anni, il mondo del vino è stato letteralmente stravolto; in meglio s’intende! Gli ultimi decenni hanno segnato una svolta epocale: l’antico retroterra contadino ha lasciato il testimone alla modernità. Dai fusti di legno secolare siamo passati alle moderne vasche di cemento; mentre le rudimentali tecniche di vinificazione hanno ceduto il passo alla precisione dei calcoli enologici. I nuovi macchinari hanno alleviato le nostre fatiche, permettendoci di raggiungere una qualità sempre più elevata. Ma ciò che rende speciale il Geografico è il legame profondo con questa terra, con queste colline. Le svelo un piccolo segreto. Quando le fresche brezze di settembre concedono un po’ di sollievo, mi piace passare lunghi pomeriggi nella mia vigna, a cullare con lo sguardo i grappoli. Istintivamente mi lascio trasportare da una punta d’orgoglio. E allora mi piace pensare che la storia del Chianti Classico, scritta assieme al Geografico, sia passata, a suo modo, anche tra i rami delle mie viti”.

È difficile trattenere l’emozione ascoltando Maurizio. Nelle sue parole riposa un’antica verità, che, a distanza di tanti anni, non ha perso la fiamma della passione. Con la lucidità e l’entusiasmo di chi sa di aver fatto parte di un’avventura irripetibile, che dagli sgangherati casolari toscani ha raggiunto i più floridi mercati europei. E questa è una bella favola che vale sempre la pena di essere raccontata.

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