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Piccini 1882

Michelangelo Piccini: visioni, sostenibilità e futuro del Family Business

Michelangelo Piccini discute il futuro dell’azienda, concentrandosi su investimenti in agricoltura e trasformazione delle uve. La famiglia Piccini si caratterizza per dinamismo e reinvestimento continuo. Nel breve periodo, l’azienda continuerà a focalizzarsi sulla sostenibilità ambientale e sociale e rafforzare la presenza sui mercati internazionali. Le esportazioni, che rappresentano il 68% del fatturato, sono cruciali per il bilancio. La nuova generazione sta portando avanti l’eredità familiare con una visione orientata al futuro, senza dimenticare il valore della tradizione. Le sfide principali sono state legate alla comunicazione e al cambiamento dei processi produttivi dopo la pandemia, con un’attenzione particolare all’incremento dei costi dei materiali.

Su quali asset intende sviluppare l’azienda nel prossimo futuro?

La visione di medio termine prevede un relativo incremento degli investimenti sul comparto agricolo e sulle fasi di trasformazione delle uve. Ritengo che sia essenziale tenere sempre a mente, nei nostri processi aziendali, che le radici del nostro lavoro affondano nella terra. Potenziare questo aspetto significa, pertanto, riconnetterci con la materia prima del nostro lavoro, ovvero la vite e il suo frutto.

Come si caratterizza la famiglia Piccini nel contesto economico?

Da cinque generazioni abbiamo fatto del dinamismo la nostra cifra stilistica. Ovviamente, per alimentare i nostri progetti e concretizzare le nostre visioni si rende necessario reinvestire costantemente, nell’ottica di supportare lo sviluppo aziendale.

Prevede specifici obiettivi da raggiungere nel breve periodo?

Nell’immediato futuro continueremo a percorrere il cammino già intrapreso in tema di sostenibilità ambientale e sociale. A questo impegno, si affianca la volontà di corroborare la nostra forza vendita sul territorio, continuando, inoltre, a partecipare a fiere ed eventi vinicoli.

Il ruolo delle strategie da adottare per sviluppare l’azienda sui mercati internazionali e rilanciare il business dopo la pandemia del Covid-19?

Le conseguenze della diffusione del Covid-19 hanno cambiato le regole del gioco. Indubbiamente, la pandemia ha rappresentato uno dei banchi di prova più ardui per il recente passato della nostra azienda; ciononostante ne siamo usciti rispondendo alle avversità con flessibilità e programmazione.

Essendo già presenti su un ampio ventaglio di mercati esteri, la nostra strategia si incentra sulla creazione di nuovi prodotti, da immettere sui principali circuiti di vendita sorti durante la pandemia. È il caso, per esempio, della nostra linea ‘Costa Toscana’, pensata principalmente per il settore online, un canale che ha ricevuto, negli ultimi anni, una notevole impennata nel volume di vendite.

Punto di partenza imprescindibile è l’immagine del brand e l’universo valoriale che riesce ad evocare nella mente del consumatore. Inoltre, negli ultimi anni, abbiamo sposato la causa di un’agricoltura biologica, attenta al rispetto della terra. Al giorno d’oggi, i consumatori hannosviluppato una forte coscienza sociale ed ambientale, con un occhio di riguardo verso le tematiche ecosostenibili. Il nostro impegno, in questo caso, è duplice: garantire un prodotto che incontri le nuove esigenze del mercato e contemporaneamente limitare quanto più possibile l’impatto ambientale.

 Le criticità da affrontare?

Ovviamente si tratta di un percorso che presenta delle asperità lungo il tragitto. In primo luogo, è cruciale comprendere ed individuare i nuovi bisogni dei nostri consumatori e i cambiamenti nelle abitudini intercorsi a causa della pandemia. La diffusione del Covid-19, inoltre, ci ha indotto a guardare oltre l’orizzonte, diversificando ancora di più i canali di vendita tramite cui raggiungiamo il consumatore.

Ad ogni modo, e qui prendo in prestito alcune parole di mio padre che condivido in pieno, dobbiamo sempre ricordarci che soprattutto nei momenti di crisi sono le persone a fare la differenza. Pertanto, anche in un periodo tutt’altro che roseo, come quello che abbiamo vissuto, riteniamo che sia fondamentale investire nelle risorse umane.

Le esportazioni in che misura influiscono sul bilancio economico-finanziario?

Abbiamo chiuso il 2021 registrando un fatturato di circa 100 milioni, il 68% del quale è stato generato dalle esportazioni condotte fuori dai confini nazionali.

Che ruolo assumono i giovani discendenti nella crescita del family business?

Ricevere questa eredità è senza dubbio uno stimolo, ma anche un’enorme responsabilità. Ogni generazione, nel tempo, ha lasciato la sua impronta, il suo marchio di fabbrica. Io e le mie sorellesiamo entrati in punta di piedi, ma abbiamo tutta l’intenzione di lasciare il segno, come i nostri antenati hanno fatto prima di noi. In fondo, come diciamo sempre, a Piccini guardiamo in avanti, per tradizione.

Le nostre nuove prospettive, unite all’esperienza di nostro padre, rappresentano un trampolino di lancio decisivo per il futuro della nostra azienda. La formula del successo di Piccini è racchiusa proprio in questa dinamica: ascoltare il passato per scrivere il nostro futuro. Ogni generazione della nostra famiglia ha sempre fatto tesoro degli insegnamenti passati, pur tracciando, in autonomia, nuove rotte.

Le principali sfide affrontate dal passaggio generazionale?

Una delle prime sfide che abbiamo affrontato, entrando in azienda, ha riguardato l’aspetto della comunicazione. Si rendeva necessario ripensare a 360 gradi l’impianto comunicativo, tenendo conto anche dei nuovi orizzonti aperti dal mondo del digital. Sull’onda di questo rinnovamento, si è inserito, agli esordi del 2021, l’imponente rebranding del nostro Gruppo vinicolo. “Tenute Piccini” cambiava look in “Piccini 1882”, la nostra nuova casa madre che raccoglie le molte anime dell’azienda.

 Quali sono le complessità gestite durante la continuità intra-generazionale?

Per fortuna, non ho dovuto fronteggiare nessuna complessità di questo tipo. L’unico scoglio iniziale – che tuttavia ho vissuto più come uno stimolo che come una difficoltà – è stato quello di costruirmi una credibilità agli occhi dei miei colleghi, guadagnandomi la loro fiducia.

 I progetti futuri dell’azienda?

La nostra vision è sempre stata chiara: essere il più autentico e identitario ambasciatore del vino italiano. Nell’immediato futuro, la nostra roadmap prevede, dunque, l’acquisizione e la presa in gestione di ulteriori vigneti, per poter rappresentare e divulgare ogni angolo dell’eccellenza italiana.

Come incide il cambiamento dei processi produttivi a seguito della pandemia del Covid-19?

Gli scossoni della pandemia hanno inciso profondamente sui processi produttivi, lasciando ancora degli strascichi. I costi dei materiali di confezionamento hanno infatti subito un aumento significativo e si mostrano suscettibili di ulteriori rincari in futuro. Barometro di queste oscillazioni è il costo dell’energia elettrica, complice lo spaventoso rialzo del prezzo del gas naturale, che alimenta la maggior parte delle centrali elettriche italiane.

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