Quest’anno la famiglia italiana del vino spegne 140 candeline. Mario ed Elisa Piccini raccontano senza filtri i retroscena di quasi un secolo e mezzo di storia.
«È un’immensa soddisfazione essere qui a brindare per i 140 anni della nostra storia – commenta Mario Piccini, con un luminoso sorriso – eppure, lontano dai riflettori, la nostra famiglia continua ad essere una banda scanzonata di figli e nipoti che tra un rimbrotto e una risata non ha mai perso l’entusiasmo della semplicità».
«Siamo una famiglia autentica – aggiunge Elisa, scambiandosi uno sguardo complice col fratello Mario – il successo non ci ha cambiati di una virgola. Siamo ancora quelli che ogni domenica si ritrovano davanti ad una lunga tavolata: un po’ scalmanati e un po’ pasticcioni, ma sempre pronti a darci una mano nel momento del bisogno. La tipica famiglia italiana»
I ricordi familiari si rincorrono riportando indietro le lancette dell’orologio, fino ai tempi dell’infanzia.
«Da piccolini eravamo un po’ birbanti» racconta divertita Elisa.
«Tu molto di più – irrompe Mario ridacchiando – ma eri la cocca del babbo»
Al ricordo del padre, lo sguardo di Mario si illumina di tenerezza: «Era un grande uomo, in grado di fulminare con uno sguardo, ma anche capace di un’infinita dolcezza. Negli anni, ha cercato di tramandarci tutto il suo sapere sul vino ed ogni giorno facciamo tesoro dei suoi insegnamenti».
«Fortuna che il nostro ‘apprendistato’ è iniziato sin dalla culla – ricorda Elisa – siamo letteralmente nati dentro il vino!»
«Dalla nostra terrazza – rammenta Mario – potevamo quasi tuffarci nel magazzino da cui si aprivano le porte della cantina. Siamo cresciuti avvolti da questo concerto di profumi. Possiamo dire che il vino è la nostra seconda pelle, un amico di famiglia che ci ha visti diventare grandi»
In casa Piccini, il vino è onnipresente. Dalla tavola fino alle foto di famiglia sparpagliate in ogni angolo. Tra queste spicca quella di un signore, vestito alla maniera ottocentesca, che dietro due folti baffoni guarda fiero dinanzi a sé. È Angiolo Piccini, il capostipite di questa avventura di famiglia lunga cinque generazioni. Strana storia quella di Angiolo. Da tempo immemore, la sua famiglia si dedicava all’arte del commercio, attività a cui un giorno anche Angiolo pare destinato. Tuttavia, in un giorno del lontano 1882, a soli 21 anni, il ragazzo dà una spallata al suo destino, abbandonando i progetti che la famiglia aveva ricamato su di lui, per inseguire la sua vera passione: il mondo del vino. L’avventura di Piccini nasce così, da quella scintilla coraggiosa e ribelle che condusse Angiolo a fondare una casa vinicola rompendo col suo passato.
«Questa – chiosa Mario – è senza dubbio l’eredità più preziosa che ci hanno tramandato i nostri antenati. In poche parole: l’amore. Amore per il proprio lavoro e per la propria terra»
«Angiolo è riuscito a fare qualcosa di straordinario – aggiunge Elisa – noi tutti siamo qui, grazie al coraggio e alla voglia di osare del nostro bisnonno. Questo ci dimostra che alle volte non bisogna avere timore di rompere le regole, se siamo animati dalla passione e dalle idee in cui crediamo. Ed è meraviglioso sapere che a distanza di 140 anni questo spirito scorre ancora nelle nostre vene e in quelle dei nostri ragazzi che, piano piano, stanno affinando gli strumenti del mestiere»
«Hai ragione Eli, nei loro occhi vedo quel fuoco che avevamo dentro anche noi alla loro età. È veramente emozionante, da padre, toccare con mano, ogni giorno la passione che ripongono nel lavoro. Sono sicuro che, un giorno, sapranno portare alta la nostra bandiera; con loro il futuro di Piccini è in ottime mani!»

