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Piccini 1882

Le bollicine: metodo classico e metodo Charmat-Martinotti

Le bollicine, simbolo di eleganza e vivacità, sono il risultato di due principali metodi di produzione: il Metodo Classico e il Metodo Charmat-Martinotti. Il Metodo Classico, il più antico, prevede una rifermentazione in bottiglia, come nel caso dell’Etna DOC Rosé, dove i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol e anidride carbonica, creando il perlage. Il processo può durare anche anni, aumentando l’eleganza e la complessità del vino.

Che sia per la vivace effervescenza o per la loro piacevolezza, le bollicine vantano da sempre un fascino particolare. Eppure, sono passati a malapena 400 anni da quando l’uomo ha scoperto i segreti della spumantizzazione. Da allora, diversi enologi, nel corso della storia, si sono cimentati nell’ideazione di nuove tecniche per ottenere le ambite bollicine. Ad oggi, sono principalmente due i metodi impiegati: il Metodo Classico e il Metodo Charmat-Martinotti.

Il primo (noto in Francia come méthode champenoise) è il procedimento più antico, caratterizzato da una rifermentazione in bottiglia. È il caso del nostro Etna DOC Rosé Metodo Classico, prodotto nella nostra tenuta siciliana di Torre Mora. Le sue uve vengono raccolte almeno due settimane prima della consueta epoca di vendemmia, per conservare l’alta acidità del frutto. Dopo aver ricevuto una prima fermentazione, il vino riposa per qualche mese a contatto con le fecce fini, quindi viene imbottigliato, insieme ad una mistura di lieviti selezionati e zucchero (liqueur de tirage). Lentamente, i lieviti agiscono trasformando gli zuccheri in alcol e anidride carbonica, producendo le caratteristiche bollicine (perlage). L’esposizione ai lieviti può durare da un minimo di 18 mesi, fino a molti anni, rendendo, col passare del tempo, sempre più elegante e complesso il profilo organolettico del vino. Infine, si rende necessario eliminare le fecce dei lieviti, ruotando gradualmente le bottiglie, permettendo ai residui di raccogliersi lungo il collo della bottiglia, per agevolare la loro rimozione. Per compensare la perdita di volume del vino, dovuta alla rimozione delle fecce, viene aggiunta una speciale soluzione a base di zuccheri (liqueur d’expedition) la cui composizione varia da cantina a cantina.

Fino agli sgoccioli del XIX secolo, questo era l’unico metodo utilizzato, prima che nel 1895 l’astigiano Federico Martinotti ideasse una tecnica alternativa, capace di abbattere i costi di produzione. Il processo venne poi affinato e messo in pratica dal francese Eugene Charmat, agli inizi del Novecento. Nasceva così il Metodo Charmat-Martinotti, che prevede una seconda fermentazione in autoclavi in acciaio inox. Qui, il vino affina sui lieviti per qualche mese, ripetendo il processo chimico già visto per il Metodo Classico. Ne risultano vini freschi e profumati, come il nostro Collezione Oro Blanc de Blancs, che sfoggia un ricco profilo aromatico, con toni di agrumi e frutta tropicale.

Se, invece, l’affinamento in autoclave supera i 9 mesi si parla di Charmat lungo, come nel caso del nostro Vermentino Brut Tenuta Moraia, un vino fragrante che esalta l’animo aromatico del Vermentino. Inoltre, il lungo periodo di affinamento garantisce, pur senza toccare i picchi del Metodo Classico, una maggiore complessità ed eleganza.

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